Cosa beveva Janis Joplin?
Testo di: Magdalena Barile
con: Roberta Lidia De Stefano e Flavia Ripa
Graphic Design: Rossana Coro
Costumi: Barbara Bessi
con il sostegno:
Il lavoratorio di Andrea Macaluso,
Firenze ARGELAB, Milano
Foto di scena: Jo Fenz
Produzione: Lebrugole&co
Extract
︎ STRANGE FRUITS
con: Roberta Lidia De Stefano e Flavia Ripa
Graphic Design: Rossana Coro
Costumi: Barbara Bessi
con il sostegno:
Il lavoratorio di Andrea Macaluso,
Firenze ARGELAB, Milano
Foto di scena: Jo Fenz
Produzione: Lebrugole&co
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︎ STRANGE FRUITS
C’è come una linea ereditaria di sorellanza, carisma e autodistruzione che unisce le grandi blueswomen dal secolo scorso a oggi.
Prime donne magnetiche e violente, da Bessie Smith a Janis Joplin, passando per Billie Holiday e Nina Simone, le regine della voce hanno conquistato il loro pubblico con il mistero delle loro ugole capaci di incantesimi che possono salvare o maledire. Moderne baccanti, alcolizzate, sensuali, brutali, hanno cantato con il linguaggio schietto e poetico nato fra gli schiavi dei campi di cotone gli aspetti più tragici dell’esistenza senza mai cadere nel sentimentalismo.
Cosa Beveva Janis Joplin è una creatura ibrida, un evento live fra musica e parola, mezzo concerto e mezzo teatro che vede protagonista una blueswoman di successo Ma’, che dopo una brillante carriera decide di tornare al punto di partenza, casa sua, per chiudere i conti con un passato di violenze e soprusi.
Il blues è stato il grande dono che le ha permesso di prendere il volo, ma è lo stesso blues, spirito indomabile, a chiedere per sé tributi di eccessi e sofferenze.
Se la santità e l’autodistruzione siano o no le condizioni imprescindibili per una grande voce è il terreno del conflitto con l’altro personaggio della pièce/concerto, Pi,
una giovane e talentuosa musicista, rigorosa e introversa che si trova per la prima volta a suonare con Ma’. Pur subendone il fascino fatica a condividere le posizioni estreme sull’arte della sua compagna di palco e le due si fronteggeranno a colpi di microfono fra vecchi standard, fraseggi e cazzotti, come nella migliore tradizione del blues.
Si racconta che Bessie Smith, l’imperatrice del Blues, invitata a cantare a una festa ospite di una facoltosa famiglia di industriali bianchi alla domanda della padrona di casa, se si trovasse a suo agio lì fra loro, le abbia spaccato il naso con un destro ben assestato. Per i casi della vita la tomba di Bessie Smith nel Mississippi rimase senza lapide per quasi trent’anni fino a che Janis Joplin in un omaggio fra tributo
e affiliazione la pagò di tasca propria.
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